domenica 15 giugno 2008

Proai-Golem. Faccia a faccia con la Fatica

Lo temevo. Ho avuto gli incubi tutta notte. Sognavo di correre in salita verso il Monte Guglielmo. L’ascesa non finiva mai. La vetta sembrava lì, ma non arrivava più e, anzi, si allontanava. Mi avevano sorpassato tutti, anche il figlio di Pini. Dietro di me non c'erano altri concorrenti. Mi inseguivano due loschi figuri senza pettorale di gara. Uno voleva spararmi con una balestra (Guglielmo Tell ?); l'altro teneva in una mano delle cesoie e nell'altra dei sacchi per la spazzatura (Guglielmo Gatti ?). Aaarrgh. Provavo a scappare, ma non ci riuscivo più. Magari correre... Non riuscivo neppure a sollevare le gambe… tronchi di legno peggio che Pinocchio. E comiciava a diluviare e poi a nevicare. In vetta, con la radio, qualcuno (Guglielmo Marconi ?) segnalava a fondo valle alla Protezione Civile (Bertolaso deve chiamarsi sicuramente Guglielmo di secondo nome) che io ero disperso nella nebbia. Poi mi sono svegliato … bagnato fradicio, ancora affaticato, ma incredibilmente felice.
Ragazzi, che fatica ieri. Mai faticato tanto, nemmeno in maratona, ve lo giuro. So benissimo di non avere qualità fisiche o sportive tali da impressionare nessuno, ma conserverò indelebile in cuor mio la sensazione di aver compiuto insieme ai miei compagni d’avventura una piccola grande impresa. Di quelle da ricordare per sempre per i brividi e le emozioni provate.
Si è svolta ieri la 17^ edizione della classica maratona in montagna Proai-Gölem, una gara dura e difficile, come tutte le avventure, ma comunque bellissima, affascinante. Da non prendere sottogamba, piuttosto: richiede, o meglio, richiederebbe, un'adeguata preparazione. Le pessime condizioni atmosferiche che stanno perseguitando le nostre zone da parecchie settimane, hanno reso incredibilmente più dura l'edizione di quest'anno, rendendo la corsa, a detta di tutti, ancora più massacrante che in passato. In molti tratti di bosco era impossibile correre tanto che, per consentire agli atleti di stare “almeno” in piedi, gli organizzatori avevano provveduto a legare delle funi tra gli alberi, oltre che a lastricare lunghi tratti di sentiero con tappeti di moquette. Incredibile.
Proprio a causa delle pessime condizioni del percorso, l'arrivo è stato situato al rifugio Almici, rinunciando così al suggestivo arrivo in vetta, ai piedi del Monumento al Redentore.
Anche ieri mattina, dopo un iniziale sprazzo di sereno che ha accompagnato gli atleti nella prima parte del percorso, il brutto tempo ha via via preso il sopravvento, flagellando i concorrenti ed il numeroso pubblico con pioggia e temperature rigidissime, degne di un inizio d'inverno. Così, anche il rientro a piedi a valle è stato da tregenda con scene da ritirata alpina in Russia.
Soffermandoci al lato sportivo, al primo posto, con il mostruoso tempo di 2h 45' 26", si è confermato Franco Bani, primo atleta a vincere tre edizioni della corsa, per giunta per tre anni di seguito. Al secondo posto, Giuseppe Antonini, con 2h 46' 52", ha preceduto Emanuele Marchi, terzo con il tempo di 2h 50' 17". Tra i nostri, prestazioni strepitose per Teodoro Zanardelli (33°, ma nei primi 20 fino a pochissimi km dalla vetta), e Mirco Arcari che si conferma in costante crescita su tutti i terreni.
La classifica femminile ha visto invece primeggiare la bravissima Nadia Turotti (Rebo) in 3h 22' 45", seguita dalla nostra fantastica Enrica Carrara (3h 29' 28") e dalla vincitrice dello scorso anno, Maria Boselli in 3h 31' 25". Sesta tra le donne e prima della sua categoria, l’altra nostra validissima rappresentante Paola Picotti. Ma, come dicevo e senza dubbio alcuno, un grande applauso a tutti quelli che hanno portato a termine la prova e uno particolare a Fabio Cinelli, bloccato dai crampi, come molti altri concorrenti, ai piedi del Guglielmo. Andrà meglio la prossima. Perchè una prossima ci sarà! Siamo uomini o caporali?

11 commenti:

Anonimo ha detto...

tu se strac io non so dove non mi fa male,ma sono contento di avere fatto una gara massacrante in 5.09 ore pero sono arrivato al traguardo punto primo, secondo orgoglioso di far parte del gruppo EUROPA SPORTING CLAB.

Anonimo ha detto...

la stanchezza mi a fatto dimenticare di dire chi sono PIPIA GIORGIO

Anonimo ha detto...

Mi ritengo un montanaro, uno che il Guglielmo se l'è fatto decine di volte con gli scarponi, in tutte le salse, mai associato ad una montagna dura, ma piuttosto ad un luogo dove rigenerarsi il sabato mattina.
Ieri per la prima volta l'ho salito da Provaglio con le scarpette da corsa ... mamma che fatica!!! ho pensato in più di un occasione a mollare, i crampi (dopo la forcella ...) che mi assalivano improvvisi. Stentavo a credere che fosse lo stesso "Guglielmo" delle mie passeggiate.
Ma la montagna e la corsa insegnano anche questo: mai mollare, raggiungere la cima a tutti i costi, abbracciare qualche amico e condividere con lui la gioia della fatica e poi, dopo "un pane e salame ristoratore", giù di corsa, a progettare la prossima corsa in montagna

Alla prossima
Michele B.

Anonimo ha detto...

.....che dire?!
L'anno prossimo sarò ancora li, alla partenza di questa splendida gara!
Complimenti a tutti e grazie per quel bel dopo gara pieno di risate, spiedo e vino! Ci voleva!!

Fabio

Anonimo ha detto...

Ero ormai convinta che la mia gara si limitasse a correre a ritirare la bottiglia di vino e la formaggella..troppa pioggia, troppo freddo per pensare di salire lassù!
Solo il calore del nostro gruppo è riuscito a portarmi alla partenza..in ritardo però partita..e da lì raggiungere la vetta preceduta da percorso indimenticabile, emozionante senza precedenti! Un grazie di cuore... perchè...siamo una squadra fortissimi..fatta di gente fantastica....domenica mattina splendeva il sole sull' Europa!!!!

Anonimo ha detto...

bello,bellissimo assolutamente trasgressivo,in questo mondo di banalità sadomaso s'è volato lassù,la babele del depravato,dove i capezzoli sono rosa in maniera abissale, e ti basta una carezza sulla spalla da un sergio frassine qualunque per capire che il rock & roll non è solo una musichetta stravagante per quarantenni dal passato burrascoso.
una chance,un momento di passione che è il dono più grande che il firmamento ci ha dato,quell'istante che si dice "non ce la fò,non ce nè più".sia redentore chi ha inventato la vita mettendoci il momento in cui non ce la si fà....è il momento in cui si vive e ci si emoziona...nel rock c'è tutto il segreto della corsa,e la passera è fatta di vera pura luce cosmica,come se lei fosse l'oceano e tu il fiume.
teo d'oro

Anonimo ha detto...

Di fronte a certe emozioni, anche la felicità è un'idea semplice.

Ivano ft. Jean Claude Izzo

Anonimo ha detto...

volevo approfittare del vostro blog x un attimo...non corro nell'europa ma voglio ringraziare anche voi x esser stati presenti al mio "battesimo della montagna" anche io ho fatto diverse volte il guglielmo con gli scarponi perchè l'ho sempre sentito come la "mia montagna" li in cima mi sento sempre libero e dovevo arrivarci correndo...pure da ultimo ma correndo!!!credo che tutti i partecipanti siano legati da un qualcosa di piu' di un riscontro cronometrico...come un legame che non si vede ma si sente forte...esser li a sgobbare al freddo tutti assieme mi ha dato molto...ogni persona che mi sorpassava era uno stimolo x non mollare e nel momento in cui ho tirato i remi in barca non ho smesso di incitare chi mi lasciava li' sul posto,come x dire "ok io mi fermo qui ti lascio un pezzetto di me portalo lassu'..."x fortuna sono arrivato e il finale è stato da pelle d'oca,la gante applaudiva e io applaudivo loro...avrei voluto abbracciarli tutti!!!!grazie grazie ancora a tutti alex rebo.g.

Anonimo ha detto...

Siamo oltre il trentesimo km e una piccola spianata mi concede una pausa. Alla fine di questa trovo un amico che mi chiede se serve qualcosa: rispondo bruscamente "No! Voglio solo arrivare alla fine".
Solo 5-6 tornanti mi separano dal traguardo; lassù, in alto "tra le nuvole", si intravedono le tende dell'organizzazione. Ai piedi del muro finale un bel gruppo di persone a tifare per noi mi danno la carica: aggredisco la salita e faccio almeno 300 metri a tutta ma poi il dolore lancinante mi riporta a ritmi più consoni alla situazione. Vedo il cartello dell'ultimo km e vicino immobile ad osservarmi un tizio mascherato da nostra signora morte con tanto di mantello nero, maschera e falce. Sorpreso, dopo un instante di smarrimento mi avvicino alla sagoma e le sorrido. "Non è ancora arrivato il momento, mi dispiace...".
Forse un ubriaco avrebbe tagliato il traguardo in maniera più decorosa: vorrei chinarmi per baciare la terra, ma decido di non rischiare e il bacio lo indirizzo a mio padre, al cielo con la mano.
Sul lettino, nella tenda, un amico mi confida che pensava che non potessi farcela. Sì, è vero... forse... ma avrebbero dovuto spararmi nella schiena.

Anonimo ha detto...

..A QUELLI CHE trascorrono domeniche intere all'IKEA
..A QUELLI CHE poltriscono sul divano e guardare la Ventura (non la nostra atleta)
..A QUELLI CHE lo sport lo sentono solo sui MGHertz
..A QUELLI CHE fanno tutte queste cose e la sera sono più stanchi di noi
..A QUELLI CHE ti chiedono storcendo il naso..ma tu corri?

..che dire il mondo è bello perchè è vario o avariato? Sono felice delle sensazioni e delle emozioni provate in gara, sono felice di schierarmi con chi fa "fatica"
sono felice di appartenere ad un gruppo che vive le stesse emozioni e sono ancora più felice quando vinciamo...FORZA RAGAZZI!!!!

Anonimo ha detto...

Volevo solo dire che siete stati tutti fantastici e mi ha dato grande emozione vedervi affrontare le ultime salite!!! Rock & roll

Sergio F.